10 Dicembre 2020

Selvaggi piange la perdita di Rossi: mundial in tutto e per tutto

di Marcello Milazzo

Addolorato, da compagno della spedizione Mundial 82, per la prematura dipartita di Paolo Rossi, al secolo Pablito, eroe della Coppa del Mondo, anche il lucano Franco Selvaggi, che divise con lui e con gli altri componenti del gruppo azzurro, le gioie di quella impresa, che è rimasta indelebilmente nella memoria di tutti gli italiani, come per sempre lo sarà anche, l’attaccante con il numero 20, che seppe mettere in ginocchio con la sua iperbolica tripletta, la Selecao brasiliana, in quel 3-2 nel triangolare della Seconda Fase, che fu il preludio all’apoteosi.

Franco Selvaggi comunque, oltre ad aver scolpiti nella memoria, quei momenti esaltanti, della cavalcata azzurra, rammenta sulle pagine di Tiscali Sport, con evidente commozione, come il compagno e l’amico Rossi, sia stato l’emblema dell’applicazione e della discrezione, con lo spirito dedito al sacrificio, che nemmeno i tre infortuni consecutivi al menisco, hanno saputo scalfire da giovane, e con l’umiltà che ne ha sempre contraddistinto tutta la carriera calcistica, la vita intera, e persino la maniera in cui ci ha lasciati, in punta di piedi, e senza i clamori di una malattia che lo stava spegnendo.

Un esempio per tutti quindi, da parte di un ragazzo, dall’istinto del gol, pur non dotato di quella fisicità, che solitamente caratterizzava gli attaccanti del suo calibro. Paolo Rossi difatti, il gol lo riusciva a vedere prima degli altri, riuscendo a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, e smentendo gli scettici, che per via del suo fisico, non avevano scommesso su di lui, continuando per tutta la carriera, ad inanellare gol su gol, dal Vicenza, al Perugia, e per finire alla Juventus e al Milan.

Non gli spezzò le ali, nemmeno la triste parentesi della squalifica (vicenda del Toto nero, da cui s’è sempre dichiarato innocente), che lo fermò per il lungo periodo di due anni, per poi rientrare con la maglia della Juventus, e soprattutto in quel magico mondiale, in cui si sbloccò definitivamente contro il Brasile, portando con le sue sei reti complessive, la nostra nazionale sul tetto del mondo. Fu quella la rivincita più grande, che Pablito si prese, ripagando così la fiducia concessagli dall’altro compianto ed umanissimo Enzo Bearzot, CT del miracolo della terza stella.

Un grande rimpianto per l’amico Selvaggi, che si sentiva spesso con lui, e che si continua a sentire spesso con tutti gli altri protagonisti di quella magica spedizione azzurra, tramite un gruppo Whatsapp, è quello di non averlo potuto ospitare a Matera, nella Scuola Calcio che porta appunto il suo nome (Asd Franco Selvaggi), magari da Testimonial di un calcio da prendere come modello, un calcio di poche chiacchere e di molta umiltà, un calcio dal profilo basso e dall’alto impegno, un calcio che possa fungere da insegnamento morale per tutti i bambini ed i ragazzi che vi si accostano.

(Fonte foto by: Profilo Fb di Franco Selvaggi)

 

Lascia un commento