23 Settembre 2022

Giovanili nazionali: un appeal che va perdendo forza

di Marcello Milazzo

Molti casi in questa estate 2022 appena conclusasi, di ragazzi che pur di condurre un cammino di preparazione ritenuto più serio ed adeguato, e scontratisi con alcune incronguenze su selezioni ed allestimenti, da parte di società professionistiche, anche di serie maggiore, alla fine hanno optato, talvolta dopo un lungo tira e molla, per il tesseramento in squadre giovanili di competizioni regionali.

Questo è uno dei motivi per cui, alcuni paventati trasferimenti di giocatori ammirati nella scorsa kermesse, e dati ad inizio estate per sicuri partenti, verso lidi ritenuti maggiori, alla fine non siano andati in porto, ritrovandoli nelle competizioni regionali Under 17 o Under 15, e non accasati come meriterebbero nelle squadre giovanili, di società che come minimo competano in Lega Pro. Così fa sicuramente specie, rivedere in questa stagione, il 2006 Saccomanni e il 2007 Miriello nelle file dell’Invicta, o i 2008 Sofia e Giuseffi in quelle della Lykos.

La verità è, che la sensazione che le squadre di categorie maggiori non vogliano investire sui settori giovanili, e che poi “tirino al risparmio” riguardo il riconoscimento del premio preparazione alle società o l’offerta di alloggio in convitto ai giocatori fuori sede, ha preso il sopravvento, inducendo spesso i giocatori stessi (e le famiglie), a non andare oltre misura nei sacrifici di natura economica e logistica, visto che il fenomeno finisce per dequalificare l’operato delle stesse società maggiori.

Così alla prospettiva di una/due annate d’illusioni (e magari anche tre), per poi dare l’inevitabile benservito ai ragazzi, alcuni cominciano a scegliere di rimanere in loco, in gruppi e società che sembrano almeno credere pienamente in loro. Per non parlare inoltre di altre situazioni capestro, e fenomeno molto diffuso, del cosiddetto “libero” contributo (e libero è un eufemismo), per aggregarsi a gruppi nazionali, che favorisce quel consistente calo di interesse, che stanno avendo appunto ultimamente, le squadre giovanili professionistiche.

Per cominciare difatti a rilanciare come si deve i settori giovanili, dovrebbero essere proprio le società maggiori, a mostrare di crederci per davvero, con una campagna di selezione basata esclusivamente sulla meritocrazia e quindi figlia della competenza, scegliendo il meglio, per poi perfezionarne il cammino di formazione, tra le proprie file. Una linea d’operato quindi, che non lasci adito al minimo dubbio, riqualificando così il settore giovanile in sè, ma anche ridestando il giusto appeal in tutti quelli che vi si avvicinino.

 

 

 

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