Tempo fa nel primo lockdown, le domande ed i quesiti maggiori sulle società dilettantistiche e giovanili, erano quelli sul quando e sul come si profilasse la ripartenza delle attività, ma al perdurare della pandemia, ed all’avanzata del secondo stop, che ha fermato allenamenti e gare, subito dopo l’avvio dei campionati, più che semplici domande, sono saltati fuori veri e propri dubbi, sul se e come le società, dopo tutto questo periodo di fermo, riescano a rimettersi in sesto ed a ripartire.
Non si tratta di letture catastrofiste dell’attuale situazione delle varie società, ma della consapevolezza, che il mantenimento in vita di buona parte del movimento dilettantistico, fosse strettamente legato agli indotti che giravano intorno ad esso, e non ci riferisce solo ad eventuali sponsor o contributi, che coinvolgono solitamente società e realtà più forti, ma al mero flusso di entusiasmi e passione, che solo il calcio giocato, il calcio sul campo, riesce magicamente a generare.
E ciò non vale solo per gli addetti ai lavori come dirigenti, allenatori, e lo staff in genere che accompagna il cammino di preparazione a campionati, tornei, o Scuole Calcio, ma anche per gli stessi giocatori, esperti dilettanti o giovani apprendisti che essi siano, che fanno del calcio, una competizione continua e sana, un esercizio fisico e atletico, o un sogno di futura gloria. Ma il trend motivazionale, sembrerebbe venir meno ultimamente, visto che quasi un anno di fermo completo, finisce col gravare inevitabilmente su morale e su aspirazioni pregresse.
Poi mettiamoci anche una progressiva ritrosia e paura, riguardo ai semplici contatti, trasmessa dalla situazione d’emergenza sanitaria, e dalle precauzioni necessarie da rispettare, che contribuisce e continuerà a smorzare gli entusiasmi verso l’agognata ripartenza di giochi e attività, ed il micidiale mix di demotivazione e scoraggiamento, è bell’e composto, con quella mancanza di entusiasmo che comincia a leggersi persino, negli stessi genitori dei ragazzi e dei bambini, non volti in questo momento a “riprendere da dove lasciatisi”.
Quindi anche con la formalizzazione eventuale di una ripresa dei giochi, in tempi ragionevolmente rapidi, è più che lecito pensare, che ci sarà, comunque sia, una netta flessione sia in termini di partecipazione generale alle attività, che in termini di allestimento stagionale, da parte di una fetta consistente di società, che già oggi appaiono rassegnate o demotivate, ed indirizzate ad un “allentamento della presa”, per tutti i motivi già indicati.
Anche se si dovesse andare verso la riapertura delle attività, non sarà cosa facile ricomporre i ranghi, soprattutto in quelle realtà più marginali e meno numerose, in cui l’incubo Covid 19, appare ad oggi molto amplificato dal passaparola, oltre che da condizioni di contagio effettivamente critiche. L’epidemia, con la sua crisi economica indotta e con il timore diffusosi, potrebbe dunque aver ampliato in modo esponenziale, le differenze già esistenti, tra società maggiori e società più piccole e decentrate, con sviluppi negativi, di cui potremmo comunque pagarne le conseguenze tutti.
Ma il mondo del calcio e dello sport, ci ha sempre e comunque abituati a mille sorprese, e non sottovalutiamo comunque sia, la forza della leva della passione pura, che spesso ha sovvertito ogni previsione. Per cui, ne capiremo certamente di più, dopo la metà mese, quando il prossimo Dpcm dovrebbe sancire le nuove regole e le nuove direttive, riguardante i prossimi mesi, e la possibilità di riprendere appunto le attività degli sport di contatto, e sarà lì che si potrà valutare l’impatto in termini di volontà effettiva di ripresa, che avrà su tutto il mondo dilettantistico.